Sulla cultura ceca – Una gentilezza vale la violazione dello spazio personale?

Due episodi che spiegano una parte della cultura ceca, e il loro annoso problema con i contatti personali.

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Esco per pranzo a Ceske Budejovice, comincia a piovere piano… tempo di prendere l’ombrello grande dalla macchina e comincia a diluviare.

Ci incamminiamo coi colleghi verso il centro e arrivati al semaforo vedo quattro ragazze: tre con giacca impermeabile e cappuccio, una con giacchettino e senza nemmeno il cappello, i capelli completamente fradici.
Le vado a fianco e la copro. Mi guarda come se fossi un alieno per i primi due secondi, poi quando le dico “ti ho vista in difficolà, vuoi stare sotto?” mi sorride e ringrazia. Le sue amiche scherzano e la abbandonano sotto il mio ombrello con qualche battuta di troppo (lei va nella mia direzione, loro da un’altra parte).

Camminiamo assieme un buon cinquecento metri, le chiedo se sono stato troppo invadente e mi dice che no, è stato un gesto molto carino, ma non ne è abituata. Non le è mai successo, non è normale. Chiacchieriamo un po’ dei fatti nostri, arrivata dove deve andare saluta e se ne va.
I miei colleghi mi si avvicinano: “Ah, non sapevamo conoscessi ragazze così carine qui a CB!” e io spiego che infatti non la conoscevo.

Apriti cielo.

Nessuno di loro avrebbe mai osato fare una cosa del genere. E’ un contatto “troppo stretto”, una violazione della sfera personale. Vedono una ragazza in difficoltà? Fa nulla, che si bagni. Aiutarla è considerato inopportuno, tant’è che è colpa sua che non è stata previdente abbastanza.
Io ci ho provato, e gli ho spiegato che una buona azione senza secondi fini è sempre una cosa carina, che regalare un sorriso non costa niente, che sia offrendo l’ombrello o fermandosi alle strisce pedonali per far passare una vecchietta.

Ma nulla, non paiono aver capito: questa cosa non si fa, e non c’è sorriso delizioso che tenga.

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Un’altro episodio simile in Agosto: siamo su un bus turistico (unico italiano a bordo), scendiamo a un autogrill tutti, fra cui una signora di almeno 150 Kg seduta qualche posto dietro di me, nella parte dietro del bus.

Al momento di risalire la signora e’ in evidente difficolta’ a “scalare” le ripide scalette posteriori. Così in diffocoltà con l’equilibrio da rischiare di cadere indietro, e se va bene farsi male, se va male spaccarsi qualcosa.

Mi alzo dal mio posto, le tendo la mano, mi dice di no. Le chiedo “sicura?”, mi sorride e prende la mano. Sale senza problemi (a dire il vero pesava così tanto che ho avuto problemi io nel tirarla su), mi ringrazia, cammina a stento fino al suo posto.

Alcune colleghe con me sul bus mi chiedono stupite perchè lo abbia fatto (una arriva a dire “non ho mai visto un gentleman cosi'” – esagerazione, ovviamente, ma puo’ darsi che in RC sul serio non abbia mai visto un gesto del genere).

E ho solo teso la mano a una signora anziana, sconosciuta.

Per quanto ci siano risvolti positivi (se si fanno i fatti loro nessuno ti rompe le balle), questa diffidenza diffusa verso l’aiuto mi fa spesso dispiacere.

Quegli schifidi spicchi marroni

Uno dei miei primi impatti col mondo ceco avvenne in realtà in Slovacchia, oramai quasi 10 anni fa.

Da sempre olimpionico mangiatore di pane – dalla michetta alla baguette dell’Esselunga – cominciai ad approcciarmi ai prodotti locali.

Trovandoli immangiabili.

Ora, mi chiedevo, ma quanto cervello serve per mischiare farina, lievito e sale, magari un paio di ingredienti in più?

Ogni pagnotta era un diverso miscuglio di non identificabili schifezze. Ma tutto aveva un unico, inconfondibile sapore caratteristico. Solo non sapevo dargli un nome.

Pagnotta dopo pagnotta, la mia vita divenne talmente miserabile che una notte, in preda ad incubi nei quali la mia ex italo-slovacca mi obbligava a guardarla mentre si coccolava con l’amico (stronza), mi apparve una visione di sua madre.

E tutto divenne chiaro.

Sua madre, slovacca trapiantata a Milano sul finire degli anni ’70, aveva studiato come cuoca.

In Cecoslovacchia.

Mi svegliai con un sussulto, e il retrogusto lasciato dal pane slovacco in bocca. Era lo stesso sapore della sua pasta al ragù, quella che ero in qualche modo obbligato a sorbirmi quando gravitavo nella sua zona all’ora di pranzo (eh, cosa non si fa per la fig-ura del bravo ragazzo).

Ricordo che un giorno le chiesi quale fosse il suo segreto (aka: perché il tuo ragù fa così cacare?) e mi sbatté sul tavolo lei: la rasca. Il cumino. Lo kmín.

Ed aveva la stessa faccia di quelle piccole, insopportabili mezzelune marroni nella fetta di pane che a colazione, rimuginando sul mio sogno, cercavo di mangiare.

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Kutná Hora – Reprise

C’ero già stato due anni fa, è vero, ma a Kutná Hora si ritorna sempre volentieri, no?

Senza figli al seguito, fra l’altro, ho potuto godermela un po’ meglio. L’ossario è sempre lo stesso, ‘nsomma, ma rispetto alla volta scorsa la cappella al primo piano era aperta. Niente di particolarmente interessante comunque. Finissero semmai di effettuare i restauri esterni – ancora in alto mare – magari tutto il cimitero risulterebbe più godibile.

Nella chiesa della Nostra Signora di Sedlec invece ho notato delle scale che portano al piano di sopra, da cui la navata centrale (e l’organo!) risultano decisamente più apprezzabili.

C’è poi da dire che il percorso nel sottotetto ha un che di affascinante, oltre che di nostalgico per il sottoscritto (quanti anni passati a riordinare archivi di giornali fra i topi della soffitta della Chiesa di San Fedele!).

Stavolta ho trovato il tempo per un giro al GASK da cui, devo dire, mi aspettavo di meglio. Primo piano godibile, secondo piano forse troppo minimalista per i miei gusti.

 

Anche la Cattedrale di Santa Barbara (Chrám svaté Barbory) ho potuto godermela al meglio, stavolta, compresa visita al piano di sopra (a pagamento pure col biglietto valido per tutto? Solo 10 Kc, ok, ma sempre di MEGA-FAIL si tratta), da cui è possibile ammirare da vicino le sculture e i meccanismi del grandioso organo, oltre a  una serie di resti di statue datati attorno al 1500.

 

Trojský Zámek

Oggi abbiamo approfittato del primo giorno del Weekend dei Giardini Aperti (Víkend otevřených zahrad), a Praga, per visitarne almeno uno.

Seguento le solite semplici regole, la scelta è ricaduta su quello che – dalle foto – pareva essere il più grande e bello: Trojský Zámek (Il Castello di Troja).

Il castello si trova di fronte allo zoo: premunitevi di tanta santa pazienza o di 200 corone se preferite parcheggiare in vicinanza.
Sì, allo zoo triste il parcheggio si paga come un ingresso adulti: 200 corone per giorno interno. Impossibile pagare a ore.
Spero vivamente lo facciano per incentivare le visite cui mezzi pubblici, e non per spremere i turisti.

Excursus a parte, c’è chi coi mezzi pubblici non ci può andare facilmente – come il sottoscritto coi due bimbi. In questo caso si paga o ci si adatta. Io ho parcheggiato vicino all’Ambasciata Bielorussa, lì i parcheggi sono gratuiti – a trovarli.

La freccia indica l’ingresso di fronte allo Zoo, la P dove abbiamo parcheggiato. Il Castello ha un altro ingresso a sud, in riva al fiume, raggiungibile a piedi.

Tornando al castello, il suo parco è veramente grande e ben curato. Ci sono labirinti di cespugli, qualche fontana, il classico viale d’ingresso (da sud) che attraversa il parco portando alle scale principali. Pare d’essere in una fiaba.

Ma come mi han fatto gentilmente notare i due pargoli, a differenza che a Hrad Kost , qui mancava la principessa.

Quella dovete portarvela da voi.

Sul Treno a Vapore – Parní Vlak Ferdinand

Comincia l’estate, cominciano i weekend dai 25 gradi in su, e con questi il mio risveglio dal letargo invernale.

La Repubblica Ceca si riempie di colori, ricominciano eventi e manifestazioni all’aperto più o meno interessanti.

A me però di eventi e manifestazioni interessanti me ne frega ‘na cippa – ché due bimbi piccoli son già sufficente fonte di stanchezza – quindi mi butto a cercare qualcosa da fare per stancare loro nel weekend, basandomi su poche, semplici regole – nell’ordine:

  1. deve piacere a me
  2. deve piacere ai bimbi
  3. deve piacere alla moglie (aka: příroda, příroda, příroda!!! )
  4. non si deve faticare troppo
  5. non deve costare un’iraddiddio
  6. opzionale: se si può far pratica con la nuova fotocamera è meglio

Venerdì sera, inserendo i parametri nel mio personale motore di ricerca (Mia moglie. E non pensate male.) il risultato è stato qualcosa tipo:

Domani. Treno a Vapore. Tutto il giorno. Si sta seduti – anche troppo.  Si fanno foto. Si cammina in natura – non troppo. Costo accessibile.

Insomma České Dráhy organizza – dalla primavera all’autunno – viaggi su diversi treni e carrozze storici. Trovate tutte le informazioni nella sezione Nostalgia del sito České Dráhy

E quindi sabato mattina partiamo alla volta di Praha-Braník, dove alle 8:30 ci aspetta un treno a vapore che di nome fa Ferdinand. Destinazione Vlašim, città che comunque non avrei mai visitato altrimenti.

Qualche pensiero sparso: c’è gente vestita a tema – fantastico! Il treno è fico, ma fico fico- Le carrozze pure, non fosse che per fare i 63 Km che separano Praha da Vlašim ci impieghiamo 4 ore. Il treno è trainato da Ferdinand e spinto da una vecchia locomotiva diesel non abbastanza fica per avere un nome – mi pare. C’è tanto fumo, tantissimo fumo – tanto che dal primo Giugno Ferdinand non potrà più entrare nelle Hospode. C’è anche tanta cenere che nemmeno gli occhiali da sole fascianti proteggono gli occhi dalle irritazioni – ma ci piace così, è parte del godimento. I bambini sono impazziti per tutte le 4+4 ore di viaggio. Vlašim è… insomma, c’è di meglio.

 

“Salute!”, ma anche no

Sono a Praga da oramai due anni e mezzo e non ne avevo ancora scritto, perché in fondo convinto fosse una mia personale para.

Invece no, avevo proprio ragione: a Praga se starnutisci nessuno ti dice “Salute!”. E non parlo degli sconosciuti ovviamente. Anche oggi per l’ennesima volta un collega ha starnutito, ed io per l’ennesia volta ho detto “Na zdraví!” senza risposta alcuna. Poi mi son preso la briga, finalmente, di chiedere ai miei colleghi.

In effetti, mi han detto che non è abitudine farlo, perché per qualcuno la cosa può risultare imbarazzante. Insomma, dicendo “Na zdraví!” calchi sul fatto che uno è malato, che ha starnutito. Il galateo, in effetti, prevederebbe che chi starnutisce si scusi, non che gli altri lo facciano notare in alcun modo. Ma… seriamente: cechi che parlano di galateo?

Eppure in Italia non ci facciamo tali problemi, e in Slovacchia l’abitudine al “Na zdravie!” è così radicata che mia moglie si offendeva spesso – agli inizi della nostra relazione – se non pronunciavo le magiche parole dopo uno strarnuto. Questa cosa mi ha così impressionato da far diventare il mio “Na zdravie” assolutamente automatico: un riflesso (in)condizionato.

Sono passato allora nell’ufficio a fianco, dove c’è un collega slovacco che vive qui da anni, e gli ho chiesto se ha mai notato la cosa. Mi ha confermato di essersi chiesto più volte perché i cechi non dicono “Na zdraví!”.

Una nuova, piccola differenza fra i cugini slovacchi e cechi.

In ogni caso, mi vien detto che spesso i cechi dicono “Je to pravda!” (è la verità!) se si starnutisce mentre si sta parlando. Dicono che, in tal caso, significa che quello che stai dicendo è vero.

Insomma, sono un po’ strani anche loro, a volte 😉

 

Senza vergogna

In senso buono, diciamolo.

Che qui nessuno si fa problemi a sedersi al tavolo con te se al ristorante non ci sono altri posti. Succede a Ceske Budejovice, come a Praga o a Celakovice; succede ovunque.

Magari solo nelle hospode e nei ristoranti alla buona, non cetrto all’Aureole, ma succede, e spesso.

All’inizio la cosa mi disturbava: se sto mangiando da solo, seduto a un tavolo da quattro, mi lasci da solo, punto.

Ma volta dopo volta, posto ceduto dopo posto ceduto, ci ho fatto l’abitudine. Così tanto, che non provo più vergogna a chiedere di sedermi, nel caso in cui quello senza posto sia proprio io.

Solo nelle ultime tre settimane:

  • mi han chiesto di sedersi al mio tavolo in quattro. Io ero da solo su un tavolo da quattro, loro in quattro… han preso una sedia da un tavolo vicino, l’han messa a capotavola e voilà, tutti amici per cinque minuti.
  • una coppia (lui/lei) ha chiesto a me e a un amico di sedersi al tavolo con noi per pranzo, ché il locale era pieno.
  • ho chiesto a una coppia di anziane signore di pranzare con loro, visto che io e un amico non avevamo troppo tempo e di tavoli liberi non ce ne erano.

Ecco, i cechi mi han cambiato, anche in meglio.

 

Český Ráj

Český ráj, il paradiso ceco – o bohemo come lo chiamano alcuni.

Tattasi di un’area naturale particolarmente interessante e a meno di un’ora di auto da Praga, quindi meta ideale per un weekend di relax. E approfittando del weekend lungo 6-8 Maggio (qui l’8 è festa!) siamo stati a visitarlo.

Naturalmente parlando, il parco offre molto. La natura e le caratteristiche “skály”, formazioni rocciose da erosione che formano imponenti colonne, sarebbero già abbastanza per emozionare e stupire.

A questo poi si aggiungono le decine di castelli che circondano l’area, alcuni decisamente imponenti.

Ho potuto visitare solo Hrad Trosky, Hrad Bezděz, Hrad Kost e lo Zámek Hrubá Skála, ma in generale sono state tutte visite piacevoli. Aspettatevi di pagare ogni ingresso, ad ogni modo, e di camminare molto.

Avendo due figli al seguito, fra cui uno ancora piccolo, non abbiamo potuto visitare molte skály, ma Prachovské skály e Hrubé skály si sono rilevate passeggiate semplici e piacevoli, e comunque soddisfacenti.

Qui sotto qualche foto per stuzzicarvi l’appetito. Io ci tornerò sicuramente, voi, nel caso, fatemi sapere com elo avete vissuto!

 

Cose da migliorare

Ore 10:50. Sono in coda dalle 6:45, e devo dire che mi comincia a pesare un po’.

Mi pesa avere aspettato un’ora e un quarto al freddo, che aprissero le porte dell’edificio.

Mi pesa avere il numero 58 con sopra scritto “ci son solo 5 persone davanti a te”  ed essere qui ad aspettare da quasi 3 ore.
Mi pesa avere prenotato un massaggio per le 12:00, e questo vuol dire che le 11:15 sono il mio limite massimo per finire le pratiche, ma tutti quelli che entrano nell’ufficio pare ci si perdano. Non è ancora uscito nessuno. Il che un po’ mi intimorisce, anche.

Che poi se per le 11:15 non mi chjiamano mi tocca andare a farmi massaggiare e tornare nel pomeriggio, prendere un nuovo numero (che sicuramente mi chiameranno in quelle due ore) e perdere altre ore.

Alla polizia degli stranieri è sempre così, se non si prenota. Ed ahimè non sempre è possibile prenotare,  visto che bisogna farlo almeno due mesi in anticipo ma spesso i documenti che servono, servono prima.

Ecco, da straniero a Praga la prima cosa che vorrei migliorassero è questa: l’assistenza agli stranieri.

 

Cosa fare in 2 giorni a Praga – Programma tipo

No, questo non vuole essere un articolo con “Le 10 cose da vedere a Praga”, ma solo un punto di partenza per crearsi un programma personalizzato per visitare la città.

Un punto di partenza che vi farà risparmiare molto lavoro, in particolare il raggruppamento delle attrazioni per zona, in modo da minimizzare gli spostamenti coi mezzi e le perdite di tempo.

Quello che vedete qui sotto, e che potete scaricare in versione PDF qui, è il programma che uso per far visitare Praga agli amici che vengono la prima volta. Con le opportune modifiche, può essere un buon punto di partenza per tutti, tranne quelli che preferiscono rinchiudersi nei musei.

Programma tipo – 3 giorni a Praga

Non ho la pretesa di dire che quanto sopra è tutto quello che c’è da vedere a Praga.  Di posti fantastici ne trovate ovunque, e basta un giro nella mia categoria “Perle Nascoste” per farsene un’idea. Pensate al Národní památník na Vítkově ad esempio, magari vi può interessare dedicarci una serata, no? Oppure una cena romantica sulla  Žižkovská věž?

Ad ogni modo, ho raccolto una serie di link cui trovare informazioni sui posti indicati nel file Excel. Potete stamparli e usarli come micro-guida:

  • Castello di Praga: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Praga
  • Cattedrale di San Vito: https://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_San_Vito
  • Ponte Carlo: https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_Carlo
  • Rudolfinum: https://it.wikipedia.org/wiki/Rudolfinum
  • Quartiere Ebraico: https://it.wikipedia.org/wiki/Josefov
  • Chiesa di  Santa Maria di Týn: https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_di_T%C3%BDn
  • Torre ed Orologio Astronomico: https://it.wikipedia.org/wiki/Orologio_astronomico_di_Praga
  • Piazza Venceslao: https://it.wikipedia.org/wiki/Piazza_San_Venceslao
  • Vyšehrad: https://it.wikipedia.org/wiki/Vy%C5%A1ehrad
  • Basilica dei Santi Pietro e Paolo: https://en.wikipedia.org/wiki/Basilica_of_St._Peter_and_St._Paul,_Prague (in inglese)
  • Torre di Petřín: https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_panoramica_di_Pet%C5%99%C3%ADn
  • Malá Strana: https://it.wikipedia.org/wiki/Mal%C3%A1_Strana

 

Národní Památník na Vítkově

Národní Památník na Vítkově val bene una passeggiata, specialmente serale (cercate l’ora del tramonto e regolatevi di conseguenza). Certo, se siete fra quelli con una smisurata passione per la storia cecoslovacca, una capatina dentro il museo potrebbe farvi piacere , ma non è questo il mio caso.

Infatti il motivo per cui non vedevo l’ora di andarci è la fantastica vista che si apre su Praga e la necessità di un banco di prova per la mia nuova macchina fotografica.

Insomma, erano mesi che lo guardavo dal basso chiedendomi come raggiungerlo. Alla fine ho optato per parcheggiare in Koněvova e percorrere a piedi la lunga strada pedonale che sale fino al monumento che, imponente, aspetta alla fine del viale.

La piacevole passeggiata dura circa una ventina di minuti, a seconda di quanto vi affrettate. Sulla destra si può ammirare la parte nord di Praga, in particolare Holešovice. Sulla sinistra la torre Žižkovská e quel che resta di Praga 3.

Il meglio, comunque, lo si ammira dal terrazzo ai piedi della grande statua di Jan Žižka a cavallo.

E’ possibile anche salire in cima al monumento (ma credo solo dall’interno e gli orari del museo non sono compatibli con le foto al tramonto).

La vista dalla terrazza, dalle scale in fronte alla piazza e dal piccolo gazebo poco sotto, è comunque qualcosa di unico.

 

Malešický Park

Il parco di Malešice, nel cuore di Praga 10, è una scoperta interessante a pochi minuti da casa.

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Il versante di una piccola collina fra Malešice e Nové Malešice è stato trasformato in quello che è il parco meglior attrezzato che abbia visto – ad oggi – a Praga.

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Non aspettatevi la bellezza degli alberi secolari o dei vigneti di Grébovka, non aspettatevi la natura prorompente di Stromovka o del parco naturale di Hostivař-Záběhlice, non aspettatevi un parco dedicato quasi esclusivamente allo sport come Gutovka.

Malešický Park è un gioiello di modernità. Ampi prati verdi orientati verso il sole che cominciano ad ospitare i primi coraggiosi della tintarella – ma d’altronde con un 1 Aprile con la bellezza di 20 gradi perché resistere? – , percorsi ginnici, stazioni per gli esercizi più disparati, giochi per ragazzi e bambini, un castello di corde gigante, una pista per le biciclette con tanti dossi a far felici i bambini più spericolati e persino un mulino a vento a pompare l’acqua per giochi estivi simili a quelli trovati a Gutovka, ma decisamente più vari (per l’acqua bisogner aspettare che arrivi il gran caldo però, immagino).

Da tutto il parco è anche possibili ammirare un gigantesco orologio digitale posto sopra il più alto palazzo di Nové Malešice. Trovata decisamente utile.

Unica pecca, nessun choisco dove prendersi una birra. O non l’ho trovato io?

 

No Goonies, No Party

È frustrante, a volte.

Intendo, vivere in Repubblica Ceca ed avere rapporti costanti solo coi cechi, e mi manca sopratutto quella complicità che deriva da una cultura comune.

Avete presente quei post virali su facebook “Sei degli anni 80 se?” No? Allora fatevi un giro su questo gruppo di Facebook (Ci sono anche per altri decenni, ad esempio il ‘90, non credete che noi siamo privilegiati).

Guardate l’immagine di copertina: il Billy, Lady Oscar, Holly e Benji, la Girella, le sorprese del Mulino bianco, I Chips, l’A-Team… quanta nostalgia. O anche no, che insomma di cose belle ce ne sono anche oggi, non possiamo mica lamentarci – sono persino decisamente più fruibili.

Ma su cosa fanno leva questi gruppi? Fan leva su quello che accomuna tutti i facenti parte di quella particolare generazione. Se mi lamento perché non ci sono più i Palicao o la Fiesta alle Mandorle, un italiano mio coetaneo probabilmente saprà di cosa sto parlando. Se scherzo facendo riferimento a che so, Automan o Supercar? è molto probabile capiranno il mio riferimento e rideranno: provocherò emozioni.

Qui questo non succede con alcuna generazione (a parte forse coi 2000).

 

Ti lanci in una kame-hame-ha punitiva? Non sanno cosa sia Dragonball.

Ridi da solo citando Slot dei Goonies? Mai visti. Sul serio, non han mai visto i Goonies.

Goldrake, Ufo Robot, God Sigma? Niente: qui Robot vuol dire lavoro.

“Conan: Il Ragazzo Del futuro” o altri classici di Miyazaki? E chi sarebbe? Ha vinto un solo Oscar.

Andando indietro nel tempo, questi non han mai visto nemmeno i Barbapapà.

 

C’è da capirli: prima della caduta del muro l’accesso alla “cultura” occidentale non era né agevolato né ben visto, quando anche raramente permesso, e quindi han vissuto infanzie scandite piuttosto dal ritmo delle puntate di Krteček o dei Večerníček di origine russa che spopola(va)no sulle loro TV.

Eppure un punto di contatto c’è, una flebile speranza che un paio di volte all’anno mi fa sentire come loro, o forse fa sentire più loro come me.

Fantozzi.

I cui film furono anche doppiati. Ed è così che ancora oggi da Tesco puoi trovarti davanti a questo:

Le comiche 1, 2 e 3

Notare la scritta in rosso sul retro: “Pozor na břicho! bude vás bolet od smíchu…” “Attenzione alla pancia! Vi farà male dal ridere…”

P.S. Oltre a Fantozzi, la generazione fra i 40 e i 50 anni si ricorda in modo particolare di Ornella Muti, compagna di svariati pomeriggi da adolescenti chiusi in camera. Così dicono.

Rusalka

Ritorna la primavera, si ritorna all’opera.

Anzi, all’Opera con la O maiuscola, quella del Teatro Nazionale di Praga e dei suoi a volte incredibili interpreti.

A differenza della Norma e del Rigoletto però, la rappresentazione di Rusalka (Dvořák) si tiene in via eccezionale all’Hudební divadlo Karlín. Il motivo è semplice: La Statní Opera è in fase di restuaro, quidi questa stagione è migrata su altri lidi.

Che dire del teatro? Un mix fra il classicismo della sala, grande al punto giusto con una buona acustica (dal punto più lontano, dove sedevo, si sente senza problemi particolari) e la modernità degli ampi spazi nelle hall. Comodo, adeguato, bello, pratico.

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Che dire dell’Opera invece? Rusalka è entrata di prepotenza al primo posto fra le mie rappresentazioni preferite di sempre.

Rusalka porta lo spettatore in un luogo fantastico popolato da fate, folletti e umani, e lo fa semplicemente nel modo giusto, senza fronzoli. L’idea scenografica aiuta la rappresentazione, e non viceversa (niente bambini con aeroplanini e soldati vestiti come Fonzie, prosím).

Ci riesce grazie all’opera in sé, che lascia ambi spazi a musica orecchiabile – con chiari riferimenti al folk locale – e balletti.

Ci riesce grazie alle scenografie: semplici ma di incredibile impatto anche grazie all’uso di due teli su cui vengono proiettati gli scenari, uno davanti e uno dietro al palco. In molti frangenti i protagonisti diventano “parte” integrante dello scenario, rendendo difficile distinguere ciò che è reale da cioè che è proiettato.

Ci riesce grazie  all’interpretazione di Alžběta Poláčková, nel ruolo di Rusalka. Semplicemente straordinaria. Voce potente e ben proiettata, portamento perfetto, talento di attrice fuori dal comune (troppo spesso i cantanti san solo cantare).

Più volte mi ha emozionato fino alle lacrime, non solo con la famosa aria “Píseň Rusalky o Měsíčku”.

Altro interprete di grande spessore, Oleg Korotov nella parte del folletto d’acqua. Un po’ deludente il principe, sperando fosse solo in serata no.

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Per finire, ci riesce grazie ai profondi messaggi nascosti in una trama semplice, come solito nella lirica. Rusalka è un’opera triste, molto triste. Non tanto perché – al solito – i protagonisti muoiono o son condannati ad eterne sofferenze, tanto per la continua sensazione, nel secondo e terzo atto, che la figura più umana fra tutte – anche grazie alla grandezza di Alžběta, già detto – sia proprio il “mostro” Rusalka, cui unico peccato è stato innamorarsi di un uomo.

Esperienza indescrivibile: consigliato a tutti, sperando becchiate la serata con gli interpreti giusti.

 

 

 

Žižkovská věž

Una delle poche torri che mi mancava da visitare a Praga, era la torre televisiva di Žižkov.

Perché non l’avevo ancora visitata, pur vista la mia passione per le torri? Semplice: il prezzo a mio parere esoso sa sborsare per salire: 200 Kc.

Stavolta però ci sono stato invitato a colazione, quindi perché rifiutare?

La torre è in stile moderno, e infatti è rinomata non solo per essere la più alta di Praga (sì, la Petrinska è più alta, ma solo perché si trova su una collina…) ma anche per essere la costruzione più fuori-stile che si possa “ammirare” nella skyline di Praga. Beh, i gusti non si discutono, e personalmente trovo che abbia il suo fascino.

Sarà per i dieci giganteschi bambini che si arrampicano – ennesima controversa scultura di David Černý – o sarà per le tre separate colonne che la sorregono (ed ospitano ascensori e – presumo – scale). O forse per i livelli che si spingono in fuori, a mo’ di terrazze coperte.

Ad ogni modo, pur non scegliendo la giornata migliore per il panorama (d’inverno potevamo aspettarci questa foschia), colazione e visita sono state piacevoli.

Fra l’altro, pare che per una rapida colazione non serva fermarsi al ristorante ma si possa andare diretti alla piattaforma in alto, dove è presente un bar con macchina del caffé e brioches/dolci.

Informatevi per gli orari di apertura però, quando son passato io il bar era chiuso 😉

 

I circoli del doposcuola

La gestione del doposcuola a Praga – doposcuola che mio figlio è obbligato a fare causa lavoro dei genitori – è un po’ “alla giapponese”.

Gli studenti, fin dalla prima elementare, scelgono alcuni programmi da fare nel pomeriggio iscrivendosi a “krouzek” (circoli) dei più svariati generi. Non è obbligatorio – ché se non hai soldi o voglia puoi stare nell’aula a fare i compiti o giocare alle bambole – ma una possibilità non da poco per far fare qualcosa di diverso ai nostri bimbi.

C’è poi un business che gira intorno al doposcuola, visto che ogni studente paga comunque una quota (di solito semestrale) a volte abbastanza corposa, a seconda del tipo di corso. E dove c’è business, c’è concorrenza, tanto che nel primo mese di scuola ogni mattina e pomeriggio si viene bombardati di volantini di queste associazioni: scacchi, judo, tennis, cucina, taglio e cucito, pittura, musica, floorball, beach volley… ce ne è per tutti i gusti, e per tutte le tasche.

Noi si è andato su sport e cucina, sperando che il figlio vega preso alla scuola di musica l’anno prossimo.

Voi che avete bimbi in Repubblica Ceca? Cominciate a pensarci.

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La pronuncia conta

Al minuto 20:20, sentite come i presentatori pronunciano Dvořák. Considerando che sono stranieri, lo pronunciano perfettamente. Entrambi.

Ed è giusto che sia così, visto che presentano un concerto classico, si sono informati sulla corretta pronuncia.

Purtroppo i nostri invece fanno spesso volentieri a meno dello sforzo. Quandi “Džeko”, “Dvořák”, “Kucka” ed “Hamšík” avete sentito pronunciare nel modo corretto?
Posso capire quando di tratta della “ř”, certo. E’ difficile pronunciarla correttamente (ma ci si può avvicinare come i presentatori qui sopra). Sulla “ch” può esserci qualche altro problema, vero. Ma tutti gli altri suoni sono suoni presenti nella nostra lingua, o ni parole comuni come “garage” (ž).

Basta volerlo.

Se poi ne avete il tempo, godetevi l’encore al minuto 54: la nostra Julia Fischer (Slovacca di madre) si merita tutta la vostra attenzione ed ammirazione.

 

La fregatura dietro l’angolo

Quella sensazione di doversi guardare attorno,  quel sospetto verso la gentilezza e soprattutto quel rumore di fondo di fregatura ad ogni transazione.

No,  non mi manca la vita a Milano, anzi. E quando vedo che in un negozio in centro (catena Tesco BTW) il cambio EUR/CZK è a un rispettabilissimo 26,50 mi torna la fiducia nella specie umana.

In quella ceca almeno.

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P. S. Le fregature però esistono anche qui,  non ultime quelle sui cambi, soprattutto in centro e nelle zone turistiche. Fate attenzione.