Due episodi che spiegano una parte della cultura ceca, e il loro annoso problema con i contatti personali.
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Esco per pranzo a Ceske Budejovice, comincia a piovere piano… tempo di prendere l’ombrello grande dalla macchina e comincia a diluviare.
Ci incamminiamo coi colleghi verso il centro e arrivati al semaforo vedo quattro ragazze: tre con giacca impermeabile e cappuccio, una con giacchettino e senza nemmeno il cappello, i capelli completamente fradici.
Le vado a fianco e la copro. Mi guarda come se fossi un alieno per i primi due secondi, poi quando le dico “ti ho vista in difficolà, vuoi stare sotto?” mi sorride e ringrazia. Le sue amiche scherzano e la abbandonano sotto il mio ombrello con qualche battuta di troppo (lei va nella mia direzione, loro da un’altra parte).
Camminiamo assieme un buon cinquecento metri, le chiedo se sono stato troppo invadente e mi dice che no, è stato un gesto molto carino, ma non ne è abituata. Non le è mai successo, non è normale. Chiacchieriamo un po’ dei fatti nostri, arrivata dove deve andare saluta e se ne va.
I miei colleghi mi si avvicinano: “Ah, non sapevamo conoscessi ragazze così carine qui a CB!” e io spiego che infatti non la conoscevo.
Apriti cielo.
Nessuno di loro avrebbe mai osato fare una cosa del genere. E’ un contatto “troppo stretto”, una violazione della sfera personale. Vedono una ragazza in difficoltà? Fa nulla, che si bagni. Aiutarla è considerato inopportuno, tant’è che è colpa sua che non è stata previdente abbastanza.
Io ci ho provato, e gli ho spiegato che una buona azione senza secondi fini è sempre una cosa carina, che regalare un sorriso non costa niente, che sia offrendo l’ombrello o fermandosi alle strisce pedonali per far passare una vecchietta.
Ma nulla, non paiono aver capito: questa cosa non si fa, e non c’è sorriso delizioso che tenga.
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Un’altro episodio simile in Agosto: siamo su un bus turistico (unico italiano a bordo), scendiamo a un autogrill tutti, fra cui una signora di almeno 150 Kg seduta qualche posto dietro di me, nella parte dietro del bus.
Al momento di risalire la signora e’ in evidente difficolta’ a “scalare” le ripide scalette posteriori. Così in diffocoltà con l’equilibrio da rischiare di cadere indietro, e se va bene farsi male, se va male spaccarsi qualcosa.
Mi alzo dal mio posto, le tendo la mano, mi dice di no. Le chiedo “sicura?”, mi sorride e prende la mano. Sale senza problemi (a dire il vero pesava così tanto che ho avuto problemi io nel tirarla su), mi ringrazia, cammina a stento fino al suo posto.
Alcune colleghe con me sul bus mi chiedono stupite perchè lo abbia fatto (una arriva a dire “non ho mai visto un gentleman cosi'” – esagerazione, ovviamente, ma puo’ darsi che in RC sul serio non abbia mai visto un gesto del genere).
E ho solo teso la mano a una signora anziana, sconosciuta.
Per quanto ci siano risvolti positivi (se si fanno i fatti loro nessuno ti rompe le balle), questa diffidenza diffusa verso l’aiuto mi fa spesso dispiacere.